Adler Irene - Sherlock, Lupin & Io 02 - 2012 - Ultimo atto al teatro dell'Opera by Adler Irene

autore:Adler Irene
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858513545
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2015-03-30T22:00:00+00:00

Capitolo 12

NOTIZIE DALLA STRADA

– Non può essere lui – disse Arsène Lupin il giorno dopo, entrando nella Shackleton Coffee House, dove Sherlock e io avevamo appena ordinato il nostro solito cacao e latte.

Lupin si era cambiato d’abito e indossava un completo con pantaloni, giacca e cravatta scuri, che lo rendeva molto elegante. Le scarpe, ben lucidate, lo facevano sembrare un uomo, e non il ragazzino che era. Aveva pettinato all’indietro anche i capelli solitamente ribelli, e aveva una luce brillante negli occhi scuri.

Due giovani donne si voltarono a guardarlo, mentre raggiungeva il nostro tavolo e si sedeva.

– Hai parlato con l’avvocato Nisbett? – dedusse Sherlock, la cui magrezza faticava a riempire gli abiti stazzonati, che gli cadevano addosso come se fossero fuori taglia.

– Esatto – confermò Lupin.

Mi guardò, e il suo non fu uno sguardo elusivo, ma il solito vecchio sguardo complice di quando ci eravamo conosciuti. Come se il nostro bacio sotto il letto della camera di Duvel non ci fosse mai stato. Il che coincideva, per fortuna, con la condotta che avevo deciso di adottare io.

– Che novità ci sono, Arsène? – gli domandai.

Mi sentii travolta da un’ondata di energia e dalla voglia di parlare, che fino a quel momento avevo tenuto a freno, intimorita dall’idea che tra noi, intendo noi tre, potessero generarsi quelle tensioni e quegli attriti che minano anche le amicizie più solide.

– A quanto pare, mio padre è in stato confusionale… continua a fornire versioni distorte di come sono andate le cose. Non ho ancora avuto il permesso di incontrarlo, ma ci riuscirò molto presto.

Arrivò anche la sua cioccolata.

– E perché dici che non può essere stato Duvel?

– Perché a quanto pare lo spagnolo di Brighton era un uomo piuttosto alto…

– Mentre Duvel è piccolo e mingherlino – osservai subito.

– Esatto.

– E riguardo all’appuntamento per la consegna della statuetta, dopo il colpo, si erano accordati per incontrarsi a Londra, in un pub di Baker Street.

– E cosa c’è in Baker Street? – domandai a Sherlock.

Lui scosse il capo. – Niente che io sappia – rispose. – Ma andiamo subito a controllare. Non è molto distante da qui.

Sorbimmo lentamente le nostre bevande e a poco a poco riguadagnammo un po’ di serenità. Scherzai con Lupin per la macchietta scura che gli era rimasta sulla punta del naso e ricapitolai con Sherlock i movimenti della giornata. Spiegai quali fossero i miei accordi con il signor Nelson e valutai a lungo se metterli al corrente o meno della sua offerta di collaborazione.

D’un tratto vidi Sherlock irrigidirsi: tese il collo, drizzò le spalle e assunse quella sua caratteristica espressione da falco pronto a scendere in picchiata su un particolare di cui solo lui si era accorto.

– Ascoltate! – ci disse.

Cercai di andare oltre il brusio del locale e il tintinnare dei cucchiaini sulle tazze di porcellana, e arrivai ad ascoltare i rumori della strada: le ruote delle carrozze sul selciato sconnesso, gli zoccoli dei cavalli, le trombette di ottone per chiedere la via agli incroci e…

E uno strillone di Fleet Street, la via dei giornali.

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